Poi, alzando gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: “Effathà!” che vuol dire: Apriti! (Marco 7:34)

 

“Apriti” è la parola adoperata da Gesù per guarire un sordomuto. Il Signore prima aveva messo le Sue dita nelle orecchie del malato, poi con la saliva gli aveva toccato la lingua, ma non era successo nulla. Il miracolo non si compì fino a quando Egli non pronunciò quella parola. Come mai? Chi può dirlo? Non sappiamo perché a volte, dopo essere stati toccati da Gesù, non vediamo il compiersi il miracolo atteso nella nostra vita, non realizziamo compiutamente la guarigione, la liberazione. Talvolta le nostre vite, nonostante esse siano state toccate da Dio, rimangono “chiuse”, oppure non scorgiamo il cambiamento voluto, aspettato, né vediamo clamorose trasformazioni dopo essere stati in contatto con il suo corpo, che oggi è rappresentato dalla chiesa. Una cosa però è certa: dopo la Sua parola, che è parola piena, efficace, vivente, l’inaspettato si compie. Non sta a noi della terra determinare quando e come alcune cose debbano compiersi in noi, ma a Lui che è del cielo.

L’autorità della Parola è insostituibile. Con la parola, il canale attraverso il quale noi veicoliamo il nostro pensiero, Gesù scioglie quello che prima era legato, crea un passaggio laddove prima v’era un impedimento, apre, cioè crea un varco per mezzo del quale abbiamo un accesso, un passaggio, la possibilità di cambiare. Gesù in persona, l’unica via tra l’uomo e Dio, è in grado di aprire oggi la comunicazione tra noi e l’Eterno, a stabilire un dialogo, una relazione tra noi umani e Dio, che diventa Padre.  Lo stesso Dio che nel principio creò i cieli e la terra, dopo averla plasmata e dopo averla toccata (la terra era una cosa informe e vacua e lo spirito di Dio aleggiava sulla faccia degli abissi), rimane stabile, non cambia, fino a che Egli stesso non dice: “Sia la luce!”. Ecco che allora si compie la realtà, e in quell’istante la luce fu. Certamente questa luce di cui parla la Bibbia non è la luce fisica, o la radiazione elettromagnetica, per intenderci la luce del sole; Dio creò nell’ordine del tempo il sole solamente il quarto giorno. Deve essere una luce divina, una luce che era nella mente di Dio fin dalla creazione; una luce che crea, che divide, che mette ordine, che genera la vita. Del resto per la Sua parola i mondi sono stati creati, e par la medesima Parola i cieli sussistono.

Duemila anni dopo la guarigione del sordomuto la Parola di Gesù non ha perso la sua efficacia, il suo valore, la sua attualità. La Parola di Cristo è eterna: è una parola vivente che non muore e non è soggetta ai cambiamenti del tempo, la Sua Parola è ancora all’opera, perché “il cielo e la terra passeranno”, ma le Sue parole non passeranno. Quindi è Dio che determina il realizzarsi delle cose, nel tempo, o il compiersi della realtà, nello spazio, nella materia. Effathà, apriti, è quindi l’essenza dell’invito di Gesù, cioè Iddio con noi. Il suo invito apre, cioè “rende accessibile” quello che prima era precluso, impedito. Egli rende comunicante quello che prima era incapace di comunicare, riporta al movimento quello che era nell’inerzia, restituisce la dignità all’uomo che il male e il peccato gli avevano strappato. Grazie a Gesù la porta è ancora aperta, perché Egli apre: apre una strada nel deserto, apre una tomba chiusa dalla pietra, apre il cuore sordo dell’uomo. Succede che quando Dio apre, la ribellione e l’indifferenza scompaiono, la nostra lingua silenziosa comincerà a parlare “delle grandi cose di Dio” e anche noi saremo “miracolati” e andremo nel mondo ad annunciare che “Egli ha fatto ogni cosa bene”.

Giuseppe Criscenti